a cura di Francesco Monico e Luca Galli
e
PhD Program M-Node, Scuola di Media Design e Arti Multimediali Naba
14 APRILE 2008 – INTERNATIONAL CENTER OF PHOTOGRAPHY FORMA, MILANO – ITALIA
Piazza Tito Lucrezio Caro 1 , 20136 Milano
Dibattito aperto sulla situazione della didattica superiore dedicata all'insegnamento del Media Design, delle Arti Multimediali e delle Nuove Tecnologie dell'Arte. Questo Blog è un luogo di riflessione sulla riforma dell'Università comparto Alta Formazione Artistica e Musicale in riferimento ai nascenti Corsi di Diploma, Lauree di Specializzazione e Master che si occupano di insegnare la Grammatica, Retorica e Dialettica del Media Design.
14 APRILE 2008 – INTERNATIONAL CENTER OF PHOTOGRAPHY FORMA, MILANO – ITALIA
Piazza Tito Lucrezio Caro 1 , 20136 Milano
Siamo all'apice di una rivoluzione globale nell'insegnamento e nell'apprendimento. Educatori di tutto il mondo stanno sviluppando un ampio bacino di risorse educative su Internet, aperte e gratuite per tutti. Questi educatori stanno creando un mondo in cui ogni persona sulla Terra possa accedere e contribuire alla somma delle conoscenze dell'umanità. Inoltre stanno piantando i semi di una nuova pedagogia, in cui insegnanti e studenti insieme creino, diano forma e sviluppino la conoscenza, approfondendo le loro capacità e la loro comprensione mentre operano.
Questo movimento emergente per un'educazione aperta unisce la tradizione consolidata di condividere le buone idee tra colleghi insegnanti, con la cultura collaborativa ed interattiva di Internet. Si basa sul principio che tutti devono essere liberi di usare, adattare alle proprie esigenze, migliorare e redistribuire le risorse senza restrizioni. Insegnanti, studenti, ed altri che condividono questo concetto, si stanno unendo per prendere parte ad un impegno mondiale per rendere l'istruzione più accessibile e più efficace.
La crescita della raccolta globale di risorse educative aperte ha creato un terreno fertile per questa iniziativa. Queste risorse comprendono materiali per corsi con licenza aperta, programmi didattici, libri di testo, giochi, software ed altro materiale di supporto all'insegnamento ed all'apprendimento. Tutto ciò contribuisce a rendere l'istruzione più accessibile, specialmente là dove i fondi per i materiali didattici sono scarsi. Alimenta inoltre un modo partecipativo di apprendere, di creare, di condividere e cooperare che è necessario in società in cui le conoscenze si evolvono rapidamente.
L'educazione aperta non è limitata solo alle risorse didattiche aperte, ma si fonda anche su tecnologie aperte, in grado di facilitare un apprendimento collaborativo e flessibile, e sull'aperta condivisione di tecniche didattiche che permettano ai docenti di giovarsi delle migliori idee dei loro colleghi. Il tutto può crescere fino ad includere nuovi approcci alla valutazione, al riconoscimento dei meriti ed all'apprendimento collaborativo. Comprendere ed adottare innovazioni come queste è fondamentale in una prospettiva di lungo termine del movimento.
Ci sono molti ostacoli alla realizzazione di questa visione. La maggior parte dei docenti resta ignara della crescente quantità di risorse educative aperte. Molti governi ed istituzioni educative non conoscono o non sono convinti dei benefici di una formazione aperta. Le differenze fra i tipi di licenza per le risorse aperte generano confusione ed incompatibilità. E, naturalmente, la maggior parte del mondo ancora non ha accesso ai computer ed alle reti che sono parte integrante degli attuali sforzi in direzione di un'educazione aperta.
Questi ostacoli possono essere superati, ma soltanto lavorando insieme. Invitiamo studenti, insegnanti, educatori, autori, scuole, licei, università, editori, sindacati, associazioni professionali, legislatori, governi, fondazioni, e altri che condividono la nostra visione ad impegnarsi per raggiungere e promuovere l'educazione aperta e, in particolare, li invitiamo a seguire queste tre strategie per aumentare la diffusione e l'effetto delle risorse educative aperte:
Queste strategie rappresentano non sono solo la cosa corretta da fare ma costituiscono un saggio investimento per l'istruzione e l'apprendimento nel ventunesimo secolo. Permetteranno di spostare gli investimenti oggi rivolti a costosi manuali verso un migliore apprendimento. Aiuteranno gli insegnanti ad eccellere nel loro lavoro e ad offrire nuove occasioni di visibilità e di effetto globale. Accelereranno l'innovazione nell'istruzione. Daranno maggior controllo sull'apprendimento agli studenti stessi. Queste sono strategie sono ragionevoli per chiunque.
Migliaia di insegnanti, studenti, autori, operatori e legislatori sono già coinvolti in iniziative di formazione aperta. Ora abbiamo l'occasione di far crescere questo movimento per includere milioni di insegnanti e di istituzioni da tutti gli angoli della terra, ricchi e poveri. Abbiamo l'opportunità di raggiungere i legislatori, lavorando insieme per rendere concrete le prospettive che ci si presentano. Abbiamo l'occasione di coinvolgere gli imprenditori e gli editori che stanno sviluppando innovativi modelli aperti di business. Abbiamo la possibilità di sostenere una nuova generazione di studenti che si misurino con i materiali didattici aperti, facilitati nell'apprendimento dalla condivisione della loro nuova conoscenza e consapevolezza con altri. Ma prima di ogni altra cosa, abbiamo un'occasione per migliorare sensibilmente le vite di centinaia di milioni di persone nel mondo attraverso opportunità didattiche e di apprendimento liberamente disponibili, di alta qualità e adatte alle realtà locali.
Noi, sottoscritti, invitiamo tutti gli individui e tutte le istituzioni ad unirsi a noi nel sottoscrivere la dichiarazione di Città del Capo per l'educazione aperta e, così facendo, ad impegnarsi ad attuare le tre strategie indicate sopra. Inoltre incoraggiamo i firmatari a seguire strategie supplementari per la tecnologia didattica aperta, per la condivisione delle pratiche d'istruzione aperta ed altri metodi che promuovano la più ampia causa dell'educazione aperta. Con ogni persona o istituzione che assume questo impegno - e con ogni sforzo teso ad articolare ulteriormente la nostra visione - ci avviciniamo ad un mondo di educazione aperta, flessibile ed efficace per tutti.
15 settembre 2007 Città del Capo, Sudafrica
http://www.capetowndeclaration.org/read-the-declarationNEW MEDIA ART EDUCATION, CENTRO DI ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI DI PRATO, il 23 - 24 NOVEMBRE 2007
Henry Jenkins, del Convergence Culture Consortium (C3) MIT, con il suo lavoro intende descrivere l’enorme quantità di informazione che passa attraverso i media e i flussi dell’audience che si spostano lungo i canali mediatici alla ricerca di diverse forme di intrattenimento. Un contenuto ancora in parte definito e imposto dall’alto, ma in ampia parte attualizzato dai desideri e dalle aspettative dell’audience. In questo senso l’espressione 'participatory culture' cerca di dare un’alternativa alla vecchia credenza di uno spettatore passivo. Quelli che un tempo venivano distinti in produttori e consumatori nel sistema dei media attuale possono essere ridefiniti come partecipanti, in interazione reciproca in base a nuove regole. Questa interazione reciproca è codificata nel concetto di 'intelligenza collettiva' che sottolinea la necessità di riunire e far collaborare la molteplicità di competenze di cui ogni individuo è portatore. L'intelligenza collettiva, così come descritta da Tom Atlee, Douglas Engelbart, Cliff Joslyn, Ron Dembo ed altri teorici, è un particolare modo di funzionamento dell'intelligenza che supera tanto il pensiero di gruppo (e le relative tendenze al conformismo) quanto la cognizione individuale, permettendo a una comunità di cooperare mantenendo prestazioni intellettuali affidabili. In questo senso, essa è un metodo efficace di formazione del consenso e potrebbe essere considerata come oggetto di studio della sociologia. Un altro pioniere dell'intelligenza collettiva è stato George Pór, autore nel 1995 di The Quest for Cognitive Intelligence. Egli ha definito questo fenomeno nel suo blog come la capacità di una comunità umana di evolvere verso una capacità superiore di risolvere problemi, di pensiero e di integrazione attraverso la collaborazione e l'innovazione. Questi concetti si innestano in un sistema caratterizzato da information overload (sovraccarico informativo), in cui per lo studente e anche per il professore, non è più possibile gestire singolarmente l’enorme quantità di input. Manuel Castells sostiene che la società dell'informazione è caratterizzata da un'enorme potenza di calcolo data dai processori matematici e dalla nuova tecnologia dell'iperlink che crea nuove ed inaspettate connessioni semantiche.
La comunità accademica passa dal modello dell'indice tipografico, basato sullo spazio tempo del libro concreto, a un indice ricombinatorio che ci obbliga a gestire un'emergenza semantica attuando un 'controllo dell'esplosione combinatoria”. Con questo termine si intende che il sistema (uomo) deve essere in grado di rendersi conto quando ha una conoscenza sufficiente di un particolare oggetto e quando invece sta percorrendo vie che lo porteranno ad una amplificazione eccessiva della conoscenza necessaria per risolvere un certo problema.
Per far ciò il sistema (uomo) deve venire in possesso di metodologie-critiche. Ma dove trovare tali strumenti critici? Il fatto che lo stesso problema esisteva prima dell'avvento e della diffusione della stampa a caratteri mobili con le sue pagine e i suoi indici ordinati, e con la sua scienza e il suo metodo, prima dell'avvento del libro stampato il problema era fare ordine tra i vari manoscritti, le varie versioni, i vari testi sparsi nei monasteri, nelle biblioteche e nei luoghi di studio, e allora si ricorreva a metodologie critiche che permettevano di definire dei percorsi, dei patterns, delle strutture della conoscenza. Queste metodologie erano il Trivium e il Quadrivium e oggi, attraverso un tipico 'recupero' sono riattualizzate in stumenti critici come la “technopoetica” e le “le leggi dei media”.
La technopoetica si basa sulla logica delle tetradi: fu Edward T. Hall a dire per primo che tutti gli artefatti dell’uomo sono estensioni dell’uomo stesso1, Hans Hass osserva che questo potere di creare organi aggiuntivi proteici (virtuali) è un’enormità dal punto di vista dell’evoluzione, un progresso carico di conseguenze: incalcolabili2. Per l’epistemologo K. Popper l’uomo affronta una evoluzione esosomatica in cui l'umido biologico, il wet, incontra il secco tecnologico, il dry, e che Roy Ascott definisce come l'ambiente 'emulsionato' moist.
La prima cosa da comprendere è che cosa sia un medium, può essere definito come modello di relazione del nostro sensorio e contemporaneamente come metafora attiva per il potere di tradurre; medium è ciò che sta in mezzo, il medium non è una cosa bensì una funzione, ovvero è il rapporto tra le variabili che è espresso come una equazione (ma non è il solo modo). I media diventano segni per un nesso. A questi segni manca il carattere della grandezza, della forma, sono segni per un’infinità di situazioni possibili di uno stesso tipo che solo se comprese come unità sono significanti3. Il medium è la configurazione dello sfondo degli effetti nel senso che il processo di realtà in cui l’uomo è coinvolto, cioè la consapevolezza che l’uomo ha di sé stesso, è sostanzialmente una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni (oggettuali e culturali) in cui si trova coinvolto. E’ uno schema figura/sfondo4. Il medium condiziona il corpo/mente a delle attitudini specifiche perché organizzando i flussi d'informazione ha degli effetti sulle forme dei contenuti, per questo sviluppiamo differenti attitudini culturali per differenti media e galassie di media. Oggi il medium principale è l'elettricità e la galassia di media è composta da tutti i precedenti, scrittura chirografica (grafica multimediale), tipografica (tastiera ASCII), fotografia, radio, televisione, più i nuovi digitali come gli ipertesti. Questa nuova galassia mediatica elettronica potrebbe avere seriamente bisogno di strumenti per comprendere i suoi effetti su qualsiasi argomento, artefatto, senso…o semplicemente avere strumenti per attivare e potenziare la creatività. Questi strumenti sono osservazioni sul funzionamento e sugli effetti degli artefatti dell’uomo sull’uomo e sulla società, poiché l’artefatto non è semplicemente uno strumento per lavorare su qualche cosa, ma un’estensione del nostro corpo, compiuta tramite l’aggiunta artificiale di organi virtuali (moist appunto).
Queste osservazioni sono codificate in azioni empiriche che costituiscono un mezzo pratico di percezione, tale pragmatica è chiamata 'Tetrade'5. Si sostanzia in quattro domande interconnesse che il soggetto e i soggetti si devono porre sull'oggetto, sugli oggetti che stanno osservando andandosi a chiedere che cosa venga recuperato, cosa venga esteso, cosa venga reso obsoleto, cosa venga trasformato. I quesiti sono interdipendenti tra loro e quello che bisogna osservare è come le quattro risposte interagiscono (risuonano) una con l’altra. Infatti ogni artefatto umano sia esso mentale o materiale origina un ambiente di effetti interlacciati; e sono proprio questi effetti e il modo in cui sono interlacciati che ci permettono, come nell'antico 'quadrivium', (all'incrocio di quattro vie, di quattro definizioni) di intuire il significato, l'identità, di un oggetto, di un concetto, o del medium stesso, che per definizione è dinamico.
I quesiti rivelano le interconnessioni e si pongono come regola-metodo critico, in questo senso possono essere chiamate leggi e configurarsi come un vero metodo empirico di conoscenza. Le quattro leggi sono complementari e richiedono un’osservazione di tutti e quattro gli aspetti, infatti pur essendoci dei legami e delle interdipendenze la tetrade non è un processo sequenziale, ma è un processo simultaneo; non c’è un “modo corretto” di leggere la tetrade perché deve essere un processo simultaneo. Una volta realizzata una tetrade, si prendono singolarmente le risposte e si fa l’etimologia dei significati, in questo modo si aprono delle catene di senso che fanno “emergere” ulteriori significati nascosti correlati.
E' questa una prassi critica che permette di analizzare la complessa galassia dei media elettronici e della società dell'informazione, e potrebbe segnare il passaggio da una pratica critica basata sugli indici a una pratica critica maggiormente dialettica.6
Per comprendere questo spostamento dagli indici oggettuali a prassi metodologiche-critiche (che anche un mutamento sociale e culturale oltre che una semplice mutazione strumentale) bisogna guardare alla conoscenza del funzionamento dei media, infatti le società sono sempre state plasmate più dalla natura dei media attraverso i quali gli uomini comunicano che dal contenuto della comunicazione. Ieri l’alfabeto e la stampa favorirono e incoraggiarono un processo di frammentazione, di specializzazione e di distacco (che creò la stampa e gli indici correlati), oggi la tecnologia elettrica favorisce e incoraggia l’unificazione e l’interessamento. Oggi l'elettricità presenta un modello Ipertestuale della conoscenza e l'elettricità ci obbliga a venire in possesso di nuove capacità critico-metodologiche. I mutamenti che stanno avvenendo sono riassumibili nell'affermazione di Roy Ascott, Professore di Technoetica e Direttore del Planetary-Collegium, che dal contenuto passiamo al contesto, dall'oggetto al processo, dalla prospettiva all'immersione, dalla ricezione alla negoziazione, dalla rappresentazione alla costruzione ...7
Derrick DeKerckhove, direttore del programma McLuhan in Cultura & tecnologia dell'Università di Toronto, per cercare di conferire senso e un ordine alla caotica condizione psicologica e sociale creata dalle nuove tecnologie8 ha proposto il concetto di 'intelligenza connettiva' Tale concetto si riferisce alla forma di intelligenza collegata ai nuovi media elettronici, digitali ed interattivi.
Alla luce della connettività possiamo affrontare una rilettura piu’ significativa di molte delle trasformazioni del 21° secolo come l’avvento del medium elettrico, lo sviluppo dell’informatica e delle reti, la nascita dell’ipertesto e lo sviluppo dell’interattività. La 'connettività' è - la tendenza a congiungere attraverso un collegamento o una relazione entita’ precedentemente separate o scollegate9... puo’ essere considerata anche una proprietà e quindi, in termini mcluhaniani, come il messaggio dell’elettricità.
Oggi l’uomo si trova a confrontarsi con una mutazione indotta dalla tecnologia elettrica, una realtà tecnologica fortemente innovativa in perenne attività, che cambia e si evolve molto rapidamente e che rende gran parte delle nostre conoscenze e dei nostri riferimenti obsoleti e superati. L’uomo è portato a rapportarsi al non consueto facendo riferimento al conosciuto, utilizzando la metafora e cercando dentro di sé le simiglianze che gli possano definire dei concetti operativi. Questo comportamento è collegato a un meccanismo di sopravvivenza e oggi siamo in una disperata ricerca di “simiglianze” tra i vecchi concetti e l’ignoto della rivoluzione digitale del terzo millennio.
De Kerckhove recupera una frase di Moliere – un gentiluomo e’ una persona che conosce tutto senza avere imparato nulla10- questa frase descrive la nostra condizione nella relazione con la rete informatica e definisce la fondamentale novità dell’intelligenza dell’uomo dell’oggi 'nell’ignoranza'. Quando l’uomo è collegato alla rete informatica prolunga la sua memoria e il suo sapere che arriva a abbracciare una vastissima quantità di informazioni. Queste informazioni spesso sono di difficile reperimento proprio per l’immensità dei database. Così con la telematica abbiamo accesso a “tutto e niente”, ma il miglioramento della rete informatica con la creazione e il perfezionamento di sistemi che permettano una migliore “pertinenza dell’accesso11”, creerà una situazione dove la migliore risorsa sarà proprio 'l’ignoranza'.
Il nostro essere 'gentiluomini' è cosi’ strettamente legato a questo importante mutamento di valori poiché - oggi ciò che paradossalmente ha valore è ciò che non sappiamo e non ciò che sappiamo12.- Per il canadese l'epoca attuale è un’epoca di mutazione antropologica, paragonabile all’epoca dell’Atene del IV secolo. Per affrontare tutto il carico di estraneità costituito dalle nuove relazioni e dai nuovi processi di realtà messi in atto dalle nuove tecnologie, nuove possibilità, nuovi comportamenti, nuove dimensioni, nuove parole, la conoscenza acquisita si pone come un ostacolo alla predisposizione a apprendere e cambiare.
C’è infatti oggi la necessita’ di un “nuovo sapere” identificabile con “una buona capacita’ di giudizio” che nascendo – dalla collaborazione di mente e corpo in sinergia ...deriva dall’esperienza di metodologie critiche e non semplicemente dall’istruzione'13.- Infatti nella cultura occidentale sta oggi avvenendo una mutazione teoretico-culturale che è dipendente dalla tecnologia; ... L’intelligenza connettiva è definita dalle innumerevoli potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e definisce che – quando puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, la domanda smette di essere cosa puoi fare ma diventa che cosa vuoi fare14.
L’intelligenza connettiva può essere considerata l’espressione di una potenzialità illimitata dove l’agente cognitivo diventa l’attuarsi della scelta e della focalizzazione. Il fulcro dell’intelligenza connettiva è il “voler fare critico”.
Derrick De Kerckhove servendosi, simultaneamente, della prospettiva tecno-psicologica e di quella psico-tecnologica, esamina la metamorfosi dell’uomo dividendola tra elementi psicologici e tecnologici. All’oralità corrisponde la tribalità, alla scrittura e alla stampa l’individualità, alla radio e alla televisione la collettività e infine all'internet, specificatamente al web, la connettività. La situazione della connettività è caratterizzata da una trasformazione perpetua e da una complessità cui può far fronte solo un’intelligenza definita da una partecipazione indiscriminata, indispensabile e insostituibile di ognuno. Come sostiene Pierre Levy, recuperando il concetto di intelligenza collettiva, alla complessità e mutevolezza della vita corrispondono la complessità e mutevolezza del sapere15. Secondo De Kerckhove il sapere continua a coincidere con un sapere razionale e scientifico ed è il frutto dell’istruzione attraverso lo studio mnemonico delle informazioni. Ma è più radicale quando si chiede quale valore possa avere questo tipo di sapere in un epoca in cui è possibile accedere ad informazioni che invece che alla nostra memoria possono essere affidate all’hardware dei computer e quando, a causa del continuo e velocissimo ridefinirsi di strumenti sempre più avanzati non c’è nessuno che possa insegnarci se non la nostra stessa sperimentazione critica personale.
Quale valore? Poco o nessuno. Ciò che ha valore oggi non è il sapere in assoluto. Il sapere odierno è la capacità di gestire lo scambio critico e la comunicazione resa possibile dalle nuove tecnologie elettriche dalla comunicazione. La 'connettività' assurge a condizione sociale o stato esattamente come lo sono la collettività o l’individualità. Queste condizioni sono connaturate all’uomo che a seconda dell’ambiente tecnologico e culturale in cui vive tende a sviluppare gli aspetti della propria personalità che più vengono definiti dallo stesso ambiente tecnologico. I computer oggi fungono da acceleratori della dimensione collettiva e processano l’informazione umana. La quale informazione rimane sempre – quella sfuggente condizione costituita da almeno due persone in contatto l’una con l’altra... per esempio in conversazione o in collaborazione16 - e il medium che sviluppa questa condizione è digitale. Se internet infatti incrementa la connettività del telegrafo e del telefono, sostituendo al collegamento tra due punti quello di una moltitudine infinita di nodi, la tecnologia digitale, attraverso i collegamenti ipertestuali e la multimedialità, è la tecnologia in grado di esplicitare e rendere tangibile la tendenza all’interazione degli uomini. Così l’Intelligenza Connettiva è una condizione mentale che emerge spontaneamente e volontariamente dall’associazione di una molteplicità di menti individuali. E’ l’effetto della moltiplicazione delle capacità individuali di molte persone ciascuna di fronte l’una all’altra per un periodo di tempo definito da un network di relazioni coerenti. E’ un concetto vicino a quello dell’intelligenza artificiale, così come all’intelligenza animale o all’intelligenza emozionale. E’ in qualche maniera molto feconda perché permette alle persone di scoprire nuove vie del pensiero, connettendo una singola mente alle altre piuttosto che, come avveniva nell’epoca industriale, isolandola nella sua propria speculazione delle soluzioni a un problema. L’Intelligenza connettiva è un concetto che permette a un singolo di investigare, svelare e sviluppare le opportunità dell’interconnessione tra le persone. E’ il naturale risultato della condivisione del talento e delle risorse di molte persone per portare a termine un compito, produrre un sufficiente numero di concetti operativi e sviluppare una strategia.
L’uomo occidentale tende ad avere una visione della mente creativa come fosse una proprietà privata della mente del singolo e non bisognosa dell’intervento e della cooperazione del corpo. Ma i pensatori giapponesi sono a conoscenza da molti secoli che lo spazio tra le persone è ricco e colmo di attività intelligenti e senzienti. In questo senso l’Intelligenza Connettiva può avere la stessa età della prima conversazione, della prima comunità. E solo ora possiamo comprendere l’Intelligenza Connettiva perché è espressione della nuova realtà comune che sta emergendo, grazie alle tecnologie della comunicazione digitale, in vari settori della società. Attraverso l’Internet e le sue applicazioni, nuove tipologie di coscienza sono condivise tra le persone in nuovi modelli associativi e nuove configurazioni sociali della conoscenza si stanno definendo.17 Oggi emerge la figura 'dell'Intellettuale Gentiluomo', che secondo il canone di Moliere, conosce tutto senza avere imparato nulla, perché oggi tale condizione di 'ignoranzà' è la migliore delle risorse. Il nostro essere “gentiluomini” è così strettamente legato a un importante mutamento di valori poiché - oggi ciò che paradossalmente ha valore è ciò che non sappiamo e non ciò che sappiamo. Oggi al sapere enciclopedico si sostituisce il sapere critico, ovvero 'l'intellettuale gentiluomo' deve sapere come recuperare, selezionare, ordinare, controllare 'l'esplosione ricombinatoria' delle informazioni e per far ciò deve essere a conoscenza di metodologie euristiche e critiche che gli permettano di muoversi in questa nuova supernova culturale, tali metodologie possono essere le tetradi della technopoetica.
1Cfr. E.T. Hall, The silent Language, Greenwood Press, 1980, ISBN 978-0313222771
2Cfr., Hans Hass, Hodder & Stoughton, 1968, ASIN: B000S9XD52
3Cfr., Francesco Monico, lezione 5, La prospettiva alfabetica, tenuta presso Nuova Accademia di Belle Arti Milano, 2006
4Ibidem.
5Marshall e Eric McLuhan, La Legge dei Media, la nuova scienza, Edizioni Lavoro, Roma, 1994.
6Personalmente ho utilizzato molte volte nelle mie consulenze (RaiClick, RaiSat, LPolinoroWorkshop per Alessi, H3G), la 'Tetrade' è ho ottenuto sempre ottimi risulatti, sia come strumento critico che come strumento creativo. Inoltre utilizzo la teatrade anche all'interno della didattica e anche in questo campo i risultati applicati al rapporto individuo/società-tecnologia sono eccellenti. In questo senso la tetrade è uno strumento technoetico.
7... e dal cervello autonomo alla mente distribuita, dalla natura alla vita artificiale, dalla certezza alla contingenza, dalla deliberazione alla emergenza, dal comportameto delle forme alle forme del comportamento, in Roy Ascott, Syncretic Strategies, pg 31, Paper del Simposio, 'F.A.q. - Questions about Art, Consciousness & Technology' , SESC, Avenida Paulista, 119 paraiso, sao Paulo 1 Dec 2006.
8 Cfr., D. De Kerckhove, Connected Intelligence, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801
9 Ibidem, p.144 (“...is the tendency for separate and previously unrelated entities to be joined by a link or a relationship”)
10 D. De Kerckhove, Connected Intelligence, cit, p.81, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801
11Ibidem cit.p.81.
12Ibidem pag 171.
13 D. De Kerckhove, La Pelle della cultura, pag 72, Costa & Nolan, 1996 ISBN 88.7648.254.7
14 Ibidem, cit. Pag 194.
15 O. Levy, Collective Intelligence: Mankind's Emerging World in Cyberspace , cit. P.144, Plenum Publishing Corporation, 1997 ISBN 978-0306456350
16 D. De Kerckhove, Connected Intelligence, cit, p.30, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801
17Francesco Monico, Matrix, Introduzione alla Scuola di Comunicazione di Toronto, McLuhan Program in Culture & Technology, University of Toronto, Toronto 2001, paper.
Technoetica, Tech-noetica o semplicemente tecnoetica. Il termine è coniato da Roy Ascott, nell'ambito delle sue ricerche estetiche-artistiche. La prima voce pubblicata del termine si trova nel testo, "When the Jaguar lies down with the Lamb: speculations on the post-biological culture." Prima pubblicazione in portoghese: Ascott, R. 2003. “Quando a onça se deita com a ovelha: a arte com mídias úmidas e a cultura pós-biológica.” In: DOMINGUES, D. (ed). Arte e vida no século XXI. São Paulo: Editora UNESP. Pp.273-284.
Roy Ascott ha dato testimonianza diretta a Francesco Monico a Montreal durante il Convegno "Reviewing the Future: Vision, innovation, emergence", 19-22 Aprile 2007 Planetary-Collegium Montreal Canada, presso Hexagram: "il termine è una unione tra tecné e noetikos: tecnoetica è quella speculazione che concerne l'impatto della tecnologia sui processi della coscienza. La tecnologia può essere telematica, digitale, genetica, vegetale, moist (letteralmente emulsionata), linguistica....infatti,le tecnologie oggi disponibili hanno un impatto sulla coscienza e si sono trasformate nel substrato dell'arte del terzo millennio, in particolare le tecnologie più interessanti si definiscono nell'incrocio tra telematica, biotecnologia, nanotecnologie, e informano il processo degli artisti, dei progettisti, dei performers, degli architetti.” Roy Ascott sostiene che: "la definizione estetica del paradigma tecnologico contemporaneo sarà tech-noetica, cioè una fusione di che cosa conosciamo e possiamo ancora indagare sulla coscienza (noetikos) con ciò che possiamo fare e finalmente realizzeremo attraverso la tecnologia."
Bisogna fare attenzione che la tech-noetica non deve essere tradotta come tecno-etica. A tale proposito Francesco Monico menziona in una mail a aha inviata il 28-04-2007 il seguente episodio : "la sera del 3 maggio 2006 mi trovavo a cena al Brutto Anattrocolo, in via torricelli a Milano, ero là in compagnia di Paolo Atzori, architetto digitale, Antonio Syxty, regista teatrale e Antonio Caronia, tecnofilosofo, stavano esplorando l'ipotesi di mettere in scena al Teatro Litta la versione teatrale del romanzo Solaris e discutendo della drammaturgia. Antonio Sixty era molto interessato ai discorsi tra me e Caronia sull'arte sincretica e sulle nuove tecnologie, a quel punto personalmente chiesi ad Antonio Caronia di definirmi la tech-noetica e lui mi disse che, "forzando un po', ma approfittando di una felice coincidenza - il neologismo si potrebbe scomporre non solo nel modo canonico:
Francesco Monico attraverso l'attività di studio e ricerca del M-Node e in accordo con lo stesso Roy Ascott sostiene che in Italia la parola potrebbe, come il termine mass media, essere composta dall'unione del suffisso inglese 'tech' e dal termine italiano, derivato dal greco, 'noetica', ecco quindi la tech-noetica.