lunedì 31 dicembre 2007

Il Gentiluomo e il controllo dell'esplosione ricombinatoria - Francesco Monico

NEW MEDIA ART EDUCATION, CENTRO DI ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI DI PRATO, il 23 - 24 NOVEMBRE 2007


Henry Jenkins, del Convergence Culture Consortium (C3) MIT, con il suo lavoro intende descrivere l’enorme quantità di informazione che passa attraverso i media e i flussi dell’audience che si spostano lungo i canali mediatici alla ricerca di diverse forme di intrattenimento. Un contenuto ancora in parte definito e imposto dall’alto, ma in ampia parte attualizzato dai desideri e dalle aspettative dell’audience. In questo senso l’espressione 'participatory culture' cerca di dare un’alternativa alla vecchia credenza di uno spettatore passivo. Quelli che un tempo venivano distinti in produttori e consumatori nel sistema dei media attuale possono essere ridefiniti come partecipanti, in interazione reciproca in base a nuove regole. Questa interazione reciproca è codificata nel concetto di 'intelligenza collettiva' che sottolinea la necessità di riunire e far collaborare la molteplicità di competenze di cui ogni individuo è portatore. L'intelligenza collettiva, così come descritta da Tom Atlee, Douglas Engelbart, Cliff Joslyn, Ron Dembo ed altri teorici, è un particolare modo di funzionamento dell'intelligenza che supera tanto il pensiero di gruppo (e le relative tendenze al conformismo) quanto la cognizione individuale, permettendo a una comunità di cooperare mantenendo prestazioni intellettuali affidabili. In questo senso, essa è un metodo efficace di formazione del consenso e potrebbe essere considerata come oggetto di studio della sociologia. Un altro pioniere dell'intelligenza collettiva è stato George Pór, autore nel 1995 di The Quest for Cognitive Intelligence. Egli ha definito questo fenomeno nel suo blog come la capacità di una comunità umana di evolvere verso una capacità superiore di risolvere problemi, di pensiero e di integrazione attraverso la collaborazione e l'innovazione. Questi concetti si innestano in un sistema caratterizzato da information overload (sovraccarico informativo), in cui per lo studente e anche per il professore, non è più possibile gestire singolarmente l’enorme quantità di input. Manuel Castells sostiene che la società dell'informazione è caratterizzata da un'enorme potenza di calcolo data dai processori matematici e dalla nuova tecnologia dell'iperlink che crea nuove ed inaspettate connessioni semantiche.

La comunità accademica passa dal modello dell'indice tipografico, basato sullo spazio tempo del libro concreto, a un indice ricombinatorio che ci obbliga a gestire un'emergenza semantica attuando un 'controllo dell'esplosione combinatoria”. Con questo termine si intende che il sistema (uomo) deve essere in grado di rendersi conto quando ha una conoscenza sufficiente di un particolare oggetto e quando invece sta percorrendo vie che lo porteranno ad una amplificazione eccessiva della conoscenza necessaria per risolvere un certo problema.

Per far ciò il sistema (uomo) deve venire in possesso di metodologie-critiche. Ma dove trovare tali strumenti critici? Il fatto che lo stesso problema esisteva prima dell'avvento e della diffusione della stampa a caratteri mobili con le sue pagine e i suoi indici ordinati, e con la sua scienza e il suo metodo, prima dell'avvento del libro stampato il problema era fare ordine tra i vari manoscritti, le varie versioni, i vari testi sparsi nei monasteri, nelle biblioteche e nei luoghi di studio, e allora si ricorreva a metodologie critiche che permettevano di definire dei percorsi, dei patterns, delle strutture della conoscenza. Queste metodologie erano il Trivium e il Quadrivium e oggi, attraverso un tipico 'recupero' sono riattualizzate in stumenti critici come la “technopoetica” e le “le leggi dei media”.

La technopoetica si basa sulla logica delle tetradi: fu Edward T. Hall a dire per primo che tutti gli artefatti dell’uomo sono estensioni dell’uomo stesso1, Hans Hass osserva che questo potere di creare organi aggiuntivi proteici (virtuali) è un’enormità dal punto di vista dell’evoluzione, un progresso carico di conseguenze: incalcolabili2. Per l’epistemologo K. Popper l’uomo affronta una evoluzione esosomatica in cui l'umido biologico, il wet, incontra il secco tecnologico, il dry, e che Roy Ascott definisce come l'ambiente 'emulsionato' moist.

La prima cosa da comprendere è che cosa sia un medium, può essere definito come modello di relazione del nostro sensorio e contemporaneamente come metafora attiva per il potere di tradurre; medium è ciò che sta in mezzo, il medium non è una cosa bensì una funzione, ovvero è il rapporto tra le variabili che è espresso come una equazione (ma non è il solo modo). I media diventano segni per un nesso. A questi segni manca il carattere della grandezza, della forma, sono segni per un’infinità di situazioni possibili di uno stesso tipo che solo se comprese come unità sono significanti3. Il medium è la configurazione dello sfondo degli effetti nel senso che il processo di realtà in cui l’uomo è coinvolto, cioè la consapevolezza che l’uomo ha di sé stesso, è sostanzialmente una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni (oggettuali e culturali) in cui si trova coinvolto. E’ uno schema figura/sfondo4. Il medium condiziona il corpo/mente a delle attitudini specifiche perché organizzando i flussi d'informazione ha degli effetti sulle forme dei contenuti, per questo sviluppiamo differenti attitudini culturali per differenti media e galassie di media. Oggi il medium principale è l'elettricità e la galassia di media è composta da tutti i precedenti, scrittura chirografica (grafica multimediale), tipografica (tastiera ASCII), fotografia, radio, televisione, più i nuovi digitali come gli ipertesti. Questa nuova galassia mediatica elettronica potrebbe avere seriamente bisogno di strumenti per comprendere i suoi effetti su qualsiasi argomento, artefatto, senso…o semplicemente avere strumenti per attivare e potenziare la creatività. Questi strumenti sono osservazioni sul funzionamento e sugli effetti degli artefatti dell’uomo sull’uomo e sulla società, poiché l’artefatto non è semplicemente uno strumento per lavorare su qualche cosa, ma un’estensione del nostro corpo, compiuta tramite l’aggiunta artificiale di organi virtuali (moist appunto).

Queste osservazioni sono codificate in azioni empiriche che costituiscono un mezzo pratico di percezione, tale pragmatica è chiamata 'Tetrade'5. Si sostanzia in quattro domande interconnesse che il soggetto e i soggetti si devono porre sull'oggetto, sugli oggetti che stanno osservando andandosi a chiedere che cosa venga recuperato, cosa venga esteso, cosa venga reso obsoleto, cosa venga trasformato. I quesiti sono interdipendenti tra loro e quello che bisogna osservare è come le quattro risposte interagiscono (risuonano) una con l’altra. Infatti ogni artefatto umano sia esso mentale o materiale origina un ambiente di effetti interlacciati; e sono proprio questi effetti e il modo in cui sono interlacciati che ci permettono, come nell'antico 'quadrivium', (all'incrocio di quattro vie, di quattro definizioni) di intuire il significato, l'identità, di un oggetto, di un concetto, o del medium stesso, che per definizione è dinamico.

I quesiti rivelano le interconnessioni e si pongono come regola-metodo critico, in questo senso possono essere chiamate leggi e configurarsi come un vero metodo empirico di conoscenza. Le quattro leggi sono complementari e richiedono un’osservazione di tutti e quattro gli aspetti, infatti pur essendoci dei legami e delle interdipendenze la tetrade non è un processo sequenziale, ma è un processo simultaneo; non c’è un “modo corretto” di leggere la tetrade perché deve essere un processo simultaneo. Una volta realizzata una tetrade, si prendono singolarmente le risposte e si fa l’etimologia dei significati, in questo modo si aprono delle catene di senso che fanno “emergere” ulteriori significati nascosti correlati.

E' questa una prassi critica che permette di analizzare la complessa galassia dei media elettronici e della società dell'informazione, e potrebbe segnare il passaggio da una pratica critica basata sugli indici a una pratica critica maggiormente dialettica.6

Per comprendere questo spostamento dagli indici oggettuali a prassi metodologiche-critiche (che anche un mutamento sociale e culturale oltre che una semplice mutazione strumentale) bisogna guardare alla conoscenza del funzionamento dei media, infatti le società sono sempre state plasmate più dalla natura dei media attraverso i quali gli uomini comunicano che dal contenuto della comunicazione. Ieri l’alfabeto e la stampa favorirono e incoraggiarono un processo di frammentazione, di specializzazione e di distacco (che creò la stampa e gli indici correlati), oggi la tecnologia elettrica favorisce e incoraggia l’unificazione e l’interessamento. Oggi l'elettricità presenta un modello Ipertestuale della conoscenza e l'elettricità ci obbliga a venire in possesso di nuove capacità critico-metodologiche. I mutamenti che stanno avvenendo sono riassumibili nell'affermazione di Roy Ascott, Professore di Technoetica e Direttore del Planetary-Collegium, che dal contenuto passiamo al contesto, dall'oggetto al processo, dalla prospettiva all'immersione, dalla ricezione alla negoziazione, dalla rappresentazione alla costruzione ...7

Derrick DeKerckhove, direttore del programma McLuhan in Cultura & tecnologia dell'Università di Toronto, per cercare di conferire senso e un ordine alla caotica condizione psicologica e sociale creata dalle nuove tecnologie8 ha proposto il concetto di 'intelligenza connettiva' Tale concetto si riferisce alla forma di intelligenza collegata ai nuovi media elettronici, digitali ed interattivi.

Alla luce della connettività possiamo affrontare una rilettura piu’ significativa di molte delle trasformazioni del 21° secolo come l’avvento del medium elettrico, lo sviluppo dell’informatica e delle reti, la nascita dell’ipertesto e lo sviluppo dell’interattività. La 'connettività' è - la tendenza a congiungere attraverso un collegamento o una relazione entita’ precedentemente separate o scollegate9... puo’ essere considerata anche una proprietà e quindi, in termini mcluhaniani, come il messaggio dell’elettricità.

Oggi l’uomo si trova a confrontarsi con una mutazione indotta dalla tecnologia elettrica, una realtà tecnologica fortemente innovativa in perenne attività, che cambia e si evolve molto rapidamente e che rende gran parte delle nostre conoscenze e dei nostri riferimenti obsoleti e superati. L’uomo è portato a rapportarsi al non consueto facendo riferimento al conosciuto, utilizzando la metafora e cercando dentro di sé le simiglianze che gli possano definire dei concetti operativi. Questo comportamento è collegato a un meccanismo di sopravvivenza e oggi siamo in una disperata ricerca di “simiglianze” tra i vecchi concetti e l’ignoto della rivoluzione digitale del terzo millennio.

De Kerckhove recupera una frase di Moliere – un gentiluomo e’ una persona che conosce tutto senza avere imparato nulla10- questa frase descrive la nostra condizione nella relazione con la rete informatica e definisce la fondamentale novità dell’intelligenza dell’uomo dell’oggi 'nell’ignoranza'. Quando l’uomo è collegato alla rete informatica prolunga la sua memoria e il suo sapere che arriva a abbracciare una vastissima quantità di informazioni. Queste informazioni spesso sono di difficile reperimento proprio per l’immensità dei database. Così con la telematica abbiamo accesso a “tutto e niente”, ma il miglioramento della rete informatica con la creazione e il perfezionamento di sistemi che permettano una migliore “pertinenza dell’accesso11”, creerà una situazione dove la migliore risorsa sarà proprio 'l’ignoranza'.

Il nostro essere 'gentiluomini' è cosi’ strettamente legato a questo importante mutamento di valori poiché - oggi ciò che paradossalmente ha valore è ciò che non sappiamo e non ciò che sappiamo12.- Per il canadese l'epoca attuale è un’epoca di mutazione antropologica, paragonabile all’epoca dell’Atene del IV secolo. Per affrontare tutto il carico di estraneità costituito dalle nuove relazioni e dai nuovi processi di realtà messi in atto dalle nuove tecnologie, nuove possibilità, nuovi comportamenti, nuove dimensioni, nuove parole, la conoscenza acquisita si pone come un ostacolo alla predisposizione a apprendere e cambiare.

C’è infatti oggi la necessita’ di un “nuovo sapere” identificabile con “una buona capacita’ di giudizio” che nascendo – dalla collaborazione di mente e corpo in sinergia ...deriva dall’esperienza di metodologie critiche e non semplicemente dall’istruzione'13.- Infatti nella cultura occidentale sta oggi avvenendo una mutazione teoretico-culturale che è dipendente dalla tecnologia; ... L’intelligenza connettiva è definita dalle innumerevoli potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e definisce che – quando puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, la domanda smette di essere cosa puoi fare ma diventa che cosa vuoi fare14.

L’intelligenza connettiva può essere considerata l’espressione di una potenzialità illimitata dove l’agente cognitivo diventa l’attuarsi della scelta e della focalizzazione. Il fulcro dell’intelligenza connettiva è il “voler fare critico”.

Derrick De Kerckhove servendosi, simultaneamente, della prospettiva tecno-psicologica e di quella psico-tecnologica, esamina la metamorfosi dell’uomo dividendola tra elementi psicologici e tecnologici. All’oralità corrisponde la tribalità, alla scrittura e alla stampa l’individualità, alla radio e alla televisione la collettività e infine all'internet, specificatamente al web, la connettività. La situazione della connettività è caratterizzata da una trasformazione perpetua e da una complessità cui può far fronte solo un’intelligenza definita da una partecipazione indiscriminata, indispensabile e insostituibile di ognuno. Come sostiene Pierre Levy, recuperando il concetto di intelligenza collettiva, alla complessità e mutevolezza della vita corrispondono la complessità e mutevolezza del sapere15. Secondo De Kerckhove il sapere continua a coincidere con un sapere razionale e scientifico ed è il frutto dell’istruzione attraverso lo studio mnemonico delle informazioni. Ma è più radicale quando si chiede quale valore possa avere questo tipo di sapere in un epoca in cui è possibile accedere ad informazioni che invece che alla nostra memoria possono essere affidate all’hardware dei computer e quando, a causa del continuo e velocissimo ridefinirsi di strumenti sempre più avanzati non c’è nessuno che possa insegnarci se non la nostra stessa sperimentazione critica personale.

Quale valore? Poco o nessuno. Ciò che ha valore oggi non è il sapere in assoluto. Il sapere odierno è la capacità di gestire lo scambio critico e la comunicazione resa possibile dalle nuove tecnologie elettriche dalla comunicazione. La 'connettività' assurge a condizione sociale o stato esattamente come lo sono la collettività o l’individualità. Queste condizioni sono connaturate all’uomo che a seconda dell’ambiente tecnologico e culturale in cui vive tende a sviluppare gli aspetti della propria personalità che più vengono definiti dallo stesso ambiente tecnologico. I computer oggi fungono da acceleratori della dimensione collettiva e processano l’informazione umana. La quale informazione rimane sempre – quella sfuggente condizione costituita da almeno due persone in contatto l’una con l’altra... per esempio in conversazione o in collaborazione16 - e il medium che sviluppa questa condizione è digitale. Se internet infatti incrementa la connettività del telegrafo e del telefono, sostituendo al collegamento tra due punti quello di una moltitudine infinita di nodi, la tecnologia digitale, attraverso i collegamenti ipertestuali e la multimedialità, è la tecnologia in grado di esplicitare e rendere tangibile la tendenza all’interazione degli uomini. Così l’Intelligenza Connettiva è una condizione mentale che emerge spontaneamente e volontariamente dall’associazione di una molteplicità di menti individuali. E’ l’effetto della moltiplicazione delle capacità individuali di molte persone ciascuna di fronte l’una all’altra per un periodo di tempo definito da un network di relazioni coerenti. E’ un concetto vicino a quello dell’intelligenza artificiale, così come all’intelligenza animale o all’intelligenza emozionale. E’ in qualche maniera molto feconda perché permette alle persone di scoprire nuove vie del pensiero, connettendo una singola mente alle altre piuttosto che, come avveniva nell’epoca industriale, isolandola nella sua propria speculazione delle soluzioni a un problema. L’Intelligenza connettiva è un concetto che permette a un singolo di investigare, svelare e sviluppare le opportunità dell’interconnessione tra le persone. E’ il naturale risultato della condivisione del talento e delle risorse di molte persone per portare a termine un compito, produrre un sufficiente numero di concetti operativi e sviluppare una strategia.

L’uomo occidentale tende ad avere una visione della mente creativa come fosse una proprietà privata della mente del singolo e non bisognosa dell’intervento e della cooperazione del corpo. Ma i pensatori giapponesi sono a conoscenza da molti secoli che lo spazio tra le persone è ricco e colmo di attività intelligenti e senzienti. In questo senso l’Intelligenza Connettiva può avere la stessa età della prima conversazione, della prima comunità. E solo ora possiamo comprendere l’Intelligenza Connettiva perché è espressione della nuova realtà comune che sta emergendo, grazie alle tecnologie della comunicazione digitale, in vari settori della società. Attraverso l’Internet e le sue applicazioni, nuove tipologie di coscienza sono condivise tra le persone in nuovi modelli associativi e nuove configurazioni sociali della conoscenza si stanno definendo.17 Oggi emerge la figura 'dell'Intellettuale Gentiluomo', che secondo il canone di Moliere, conosce tutto senza avere imparato nulla, perché oggi tale condizione di 'ignoranzà' è la migliore delle risorse. Il nostro essere “gentiluomini” è così strettamente legato a un importante mutamento di valori poiché - oggi ciò che paradossalmente ha valore è ciò che non sappiamo e non ciò che sappiamo. Oggi al sapere enciclopedico si sostituisce il sapere critico, ovvero 'l'intellettuale gentiluomo' deve sapere come recuperare, selezionare, ordinare, controllare 'l'esplosione ricombinatoria' delle informazioni e per far ciò deve essere a conoscenza di metodologie euristiche e critiche che gli permettano di muoversi in questa nuova supernova culturale, tali metodologie possono essere le tetradi della technopoetica.

1Cfr. E.T. Hall, The silent Language, Greenwood Press, 1980, ISBN 978-0313222771

2Cfr., Hans Hass, Hodder & Stoughton, 1968, ASIN: B000S9XD52

3Cfr., Francesco Monico, lezione 5, La prospettiva alfabetica, tenuta presso Nuova Accademia di Belle Arti Milano, 2006

4Ibidem.

5Marshall e Eric McLuhan, La Legge dei Media, la nuova scienza, Edizioni Lavoro, Roma, 1994.

6Personalmente ho utilizzato molte volte nelle mie consulenze (RaiClick, RaiSat, LPolinoroWorkshop per Alessi, H3G), la 'Tetrade' è ho ottenuto sempre ottimi risulatti, sia come strumento critico che come strumento creativo. Inoltre utilizzo la teatrade anche all'interno della didattica e anche in questo campo i risultati applicati al rapporto individuo/società-tecnologia sono eccellenti. In questo senso la tetrade è uno strumento technoetico.

7... e dal cervello autonomo alla mente distribuita, dalla natura alla vita artificiale, dalla certezza alla contingenza, dalla deliberazione alla emergenza, dal comportameto delle forme alle forme del comportamento, in Roy Ascott, Syncretic Strategies, pg 31, Paper del Simposio, 'F.A.q. - Questions about Art, Consciousness & Technology' , SESC, Avenida Paulista, 119 paraiso, sao Paulo 1 Dec 2006.

8 Cfr., D. De Kerckhove, Connected Intelligence, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801

9 Ibidem, p.144 (“...is the tendency for separate and previously unrelated entities to be joined by a link or a relationship”)

10 D. De Kerckhove, Connected Intelligence, cit, p.81, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801

11Ibidem cit.p.81.

12Ibidem pag 171.

13 D. De Kerckhove, La Pelle della cultura, pag 72, Costa & Nolan, 1996 ISBN 88.7648.254.7

14 Ibidem, cit. Pag 194.

15 O. Levy, Collective Intelligence: Mankind's Emerging World in Cyberspace , cit. P.144, Plenum Publishing Corporation, 1997 ISBN 978-0306456350

16 D. De Kerckhove, Connected Intelligence, cit, p.30, Kogan Page Ltd, 1998, ISBN 978-0749427801

17Francesco Monico, Matrix, Introduzione alla Scuola di Comunicazione di Toronto, McLuhan Program in Culture & Technology, University of Toronto, Toronto 2001, paper.

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