lunedì 2 aprile 2007

Il gioco tra scienza e arte - arrythmiston e rhytmos di Francesco Monico

Nella didattica e nella ricerca dei fenomeni artistici oggi bisogna considerare due vie: da un lato la portata lirica di tali fenomeni, come espressione di una volontà che sdegna di lasciarsi rinchiudere e strutturare in aridi schemi e leggi fisse; dall’altro bisogna proporsi di studiarli nelle loro regolarità formali, di scoprirne i ritmi cioè i loro tracciati, o come intendevano i sofisti , nei loro rhytmos.

Il rhytmos è il susseguirsi regolare e proporzionato del processo artistico così come la loro forma distintiva, la loro figura proporzionata da vincoli, la loro disposizione nello spazio ambientale dei concetti dominanti. Il rhytmos è, dunque, quello che noi oggi rendiamo come modello, struttura e regolarità, oggi conosciuto nel mondo anglosassone come 'pace', cioè l’organizzazione formale delle possibilità creative.

Il concetto opposto è arrythmiston, questo concetto a differenza di quanto molti pensano non è stato prodotto da Aristotele ma da Antifonte il Sofista; l’arrhytmiston è il “libero da struttura” di Heidegger e anche il fondo, “grund”, di Schelling. Ed è nella comprensione di entrambe queste forme che possiamo cogliere un modello. In questo senso rhytmos/arrythmiston possono essere equiparati alla figura/sfondo della gestalt.

La psicologia della gestalt è prima di tutto una teoria della sensazione; la sua tesi è che i processi sensoriali e cognitivi siano organizzati sulla base di configurazioni unitarie e strutturate, secondo il principio olistico per cui il tutto è qualcosa di più e diverso dalla somma delle parti, come nei pincipi emergenti. Perchè nel tutto c’è il “gioco” tra figura e sfondo che crea un’emergenza. Una melodia è più di una somma di suoni, tant’è che può essere eseguita in un’altra chiave o tonalità rimanendo alla fine la stessa la stessa melodia, sebbene le sue componenti prettamente acustiche siano cambiate. Per gli stessi motivi quello che percepiamo, cioè il processo cognitivo creativo è il risultato di un sistema di componenti internamente strutturato in infinite parti in relazione dinamica una con l’altra e una con il tutto.

Si crea così una ristrutturazione delle informazioni provenienti dalla realtà; una riorganizzazione dell’equilibrio sensoriale detto anche 'ratio sensoriale'. In questo senso l’immagine sensoriale è un campo di forze (risonanti), perchè gli elementi in essa presenti, pur separati nello spazio, si condizionano e interagiscono a vicenda, esattamente come le forze elettriche o elettromagnetiche.

Ne risulta che ogni processo creativo è sempre una scelta, ossia una attribuzione, all’interno di un campo di possibilità, di una particolare importanza di certi stimoli considerati utili al processo mentale e di un trascuramento di altri, non considerati utili al processo mentale. L’oggetto è sempre quello ma colto dalla mente in diverse configurazioni.

Il termine che emerge da queste considerazioni è quello di insight, intuizione, che significa letteralmente il “vedere dentro” e indica quel fenomeno per cui un qualsivoglia contenuto mentale appare comunque come un’idea improvvisa e inaspettata.

L’idea di insight è stata usata da T. Khun per spiegare il mutamento rivoluzionario dei paradigmi scientifici, cioè quel fenomeno storico per cui l’intera realtà naturale dà origine all’improvviso a una diversa realtà, tale per cui si attribuisce significato a elementi prima insignificanti, e viceversa.

Così il gioco rhytmos e arrythmiston ha luogo nella progettazione. Entrambi i punti di vista hanno utilità cognitiva e possono essere riportati a due culture, l’arrythmiston lirico è la cultura artistica, il rhytmos strutturato è la scienza.

Oggi la questione delle due culture è superata nel concetto di 'concordanza', cioè la tendenza a unirsi delle principali discipline scientifiche e umanistiche. Oggi la didattica e la ricerca devono affrontare l’opera sia da un punto di vista artistico sia da quello scientifico perché nel gioco tra i due punti di vista ci sarà la possibilità di avere un’esperienza sensoriale dell’opera.

Oggi la sistematizzazione del proprio sapere si ripartisce tra discipline quali la matematica, l'epistemologia, la fenomenologia, la mediologia, la semiotica, la teoria dell’Informazione, la linguistica, la cibernetica, la psicologia. Questo approccio non è nuovo nella tradizione culturale dell’Occidente; fin dalla Poetica di Aristotele e dai canoni di proporzioni delle arti figurative greche i fenomeni estetici sono stati analizzati razionalmente: la filosofia è scienza tecnologica per i greci così come la sophistikè techné, ma la scienza è anche interpretazione immaginativa.

Tuttavia i temi dell’opposizione tra i due approcci, teorizzati dalle filosofie romantiche e idealiste da Schelling e Croce sono diventati dei cliché della nostra cultura: l’artista libero creatore, divino artefice, genio sregolato che agisce rispondendo solo a se stesso. Mentre lo scienziato risponde alla comunità culturale con una metodologia pubblica e per poterlo fare, cerca gli schemi descrivibili della realtà, e quindi in qualche modo la impoverisce per studiarla.

Ma non è difficile trovare i momenti di quella solidarietà che non ha mai cessato di collegare i due ambiti tra loro. Il metodo scientifico ha i suoi momenti cruciali nell’ipotesi e nell’esperimento e anche l’arte moderna e contemporanea si costruisce come esperimento e se tale peculiarità è dichiarata solo da alcuni decenni in realtà essa è presente fin dal rinascimento.

Fondamento e spinta motivazionale alla forma dell’arte e della scienza sono i mezzi produttivi e i rapporti di produzione, cioè la struttura economico-sociale. Così il criterio fondamentale delle attività dell’Accademia come la scienza e l’arte è l’utile, il loro interesse sociale.

La tecnologia corrente è il prodotto della realizzazione dei mezzi produttivi all’interno di uno specifico sistema di rapporti di produzione e essa trova definiti i suoi limiti e le sue linee di sviluppo nella costruzione di un modello di reale, di un processo di realtà, su cui operare il processo scientifico. Il lirismo artistico è una ricerca anarchica e pulsionale dove l’uomo è libero, finalmente, da sé stesso. Oggi l’arte è una scienza portata alle sue estreme potenzialità, e chissà in che cosa si trasformerà.


Per tutto ciò

La didattica cerca di andare alla ricerca delle analogie profonde, delle omologie di struttura tra metodo artistico e metodo scientifico. Così arrythmiston e rhytmos sono entrambe attività di progettazione, di attribuzione di senso, di mediazione della realtà, ed è infine nel loro incontro, che si svela la dinamica bellezza della natura; Arte e Scienza sono momenti della stessa funzione che da senso al mondo, la funzione della prassi cognitiva, del lavoro, e dell’opera.

francesco monico http://www.thelightbrigade.org 02/03/2004

1 commento:

Anonimo ha detto...

You write very well.